…Letio Magistralis #2

Ed ancora una volta scrivo con le parole di Michela Marzano. Come spiega lei i concetti base, che a me sembrano chiari nella testa, ma difficili con le parole…nessuno riesce…

Eppure dice cose semplici, quasi scontate e come una sorta di mappa del tesoro mostrano indicazioni quasi quasi chiare, almeno per me…

Evidenziano tutto quello che in una relazione, io, non vorrei sapere, alias le delusioni di quando torni a casa e ci sono i piatti da lavare, la spesa da fare e le camicie da stirare (ed è noto che io non sia in grado di stirare le camicie), lui che è stanco e non dà peso a quello che dico…ed invece io vorrei essere sempre ascoltata, sempre…altro che!! E poi c’è quel “nonostante”…è tutto lì…e “fare fatica” fa parte del “gioco”, ma c’è anche la gioia di costruire e di superare insieme…tanto per citare Bauman!

C’è chi passa tutta la vita ad innamorarsi, ma poi non ama mai. Come una farfalla che passa da un fiore all’altro senza trovare pace. Perché dopo i primi momenti di entusiasmo, poi si stufa e cerca altrove. Un altrove sempre nuovo e luccicante dove raccogliere quell’energia del “tutto è possibile” che piace tanto agli innamorati-dipendenti. Prima di rendersi conto che di nuovo, in realtà, c’è ben poco. Mentre l’amore non ha nemmeno il tempo di “accadere”. Perché non ci si vuole abituare alla sua presenza. Non si ha alcuna voglia di costruire insieme la quotidianità. Ci si illude di non aver bisogno di condividere quel vuoto che ci si porta dentro.

Che cosa voglio dire? Facile. Anzi, banale. Visto che sto solo dicendo a modo mio quello che tanti, prima di me, hanno già detto, ossia che l’amore, con l’innamoramento, non c’entra proprio niente. Come sanno bene i francesi che parlano di “tomber amoureux” (“cadere innamorati”) quando inizia una passione, ma che poi non si sognerebbero mai di “cadere” quando raccontano l’amore che li lega a “l’être cher” (“la persona cara”). Il famoso “je t’aime” della canzoni e dei film arriva solo dopo. Pian piano. Quando “accade” la reciprocità del riconoscimento e la tolleranza progressiva dell’alterità altrui.

“Che fatica!”, mi dice sempre l’uomo che amo. Che ormai sa bene quanto io sia faticosa nella vita di tutti i giorni, talvolta proprio insopportabile. Esattamente come è faticoso lui, con tutte le sue manie e le sue ansie, le sue paure e le sue insoddisfazioni. Ma l’amore è anche questo. Ecco perché non si “cade” nell’amore, nonostante l’amore “accada” e non lo si possa controllare. Ed è solo attraverso la pazienza che si costruisce lentamente il “vivere-insieme”.

Certo, non è perché ci si sforza, che poi ci si sopporta. Questo lo pensano solo gli stacanovisti della vita di coppia. Nell’amore – che non è solo passione, ma non è nemmeno sacrificio o rinuncia – si verifica l’esatto contrario: ci si sopporta proprio perché ci si ama. E una persona la si comincia ad amare quando ci si rende conto che è con lei, e solo con lei, che si è liberi di essere se stessi. Anche quando facciamo il muso e sbuffiamo. E lui o lei, magari, escono per farsi un giro e tornano solo quando ci siamo calmati.

La fatica dell’amore è come la fatica della vita, quando ci si accorge che tutto è complicato e che non va bene quasi nulla. Ma si è anche consapevoli che non serve a niente sforzarsi e riempirsi la bocca di buoni propositi per risolvere i problemi, perché tante volte le cose non dipendono da noi e da quello che possiamo o meno fare. Anzi. Tante volte serve solo aspettare che la tempesta passi. Senza agitarsi. Esattamente come nell’amore. Quando si comincia a capire che le “tempeste” della persona che amiamo ci sono familiari. E che, anche se non possiamo fare niente per aiutarla, riusciamo ad aspettare insieme a lei che torni il sereno.

Ma questo accade solo quando si ama. Perché se siamo solo innamorati, le tempeste ci travolgono. Perché sforzarsi di sopportare qualcuno, quando si stava insieme solo perché tutto andava bene? Ma, forse, non andava bene proprio niente. Era solo una passione. Che cede il posto alla noia e all’intolleranza, prima di “tomber amoureux” di qualcun altro. A differenza dell’amore che non ci fa cadere e che attraversa le bufere. Che nella vita sono tante. Proprio come le nostre manie e le nostre insoddisfazioni. Con cui però si impara a convivere nel momento in cui sappiamo che “l’être cher” che ci è accanto ci ama come siamo.

2 Comments

  1. Ti ho letta tutto d’un fiato ascoltando “for real” di “amel larrieux”, e mi sono chiesto se sei felice.
    Perché ho intravisto la ricerca di una risposta sulla felicità. Ho provato, perso tra le righe, la sensazione di chi cerca un senso, una risposta.
    Ed ancora una volta, sei felice?
    Perché i francesi questo non lo sanno ed una risposta non l’avranno mai.
    For real – amel larrieux

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    1. …Rispondo ascoltando “down on my knees” di “ayo”, casualità!!
      Ho molta stima dei francesi e credo siano saggi! Come loro, anche molti altri una risposta alla tua domanda non credo l’abbiano…
      Per molti versi sì, sono felice…sono felice in piccoli momenti ripetuti al giorno…
      Sono felice quando torno a casa ed il mio gatto mi viene incontro salutandomi, o quando mia nipote mi sorride e canta con me Janis Joplin, o semplicemente quando dormo per 8 ore di fila dopo uno smonto notte (mai successo)…
      Ma è anche vero che ho domande, e anche molte…le pongo, però, soprattutto a me stessa…
      Ho anche imparato che la strada per la felicità è faticosa a volte…e che forse si deve lavorare su se stessi…per poter essere sereni e felici!
      Ho visto un film Happy go Lucky…

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