Scuola di pazienza

Il puerperio, i 40 giorni dopo il parto, ed io mi trovo al 28imo, si sta dimostrando duro.

La prima settimana c’è la gioia del miracolo che tu donna hai appena compiuto mista alla stanchezza e all’odio verso tutti coloro che devono venire a vedere il bimbo, altrimenti muoiono, e non curanti che tu, sei appena arrivata a casa dall’ospedale, non hai la minima intenzione di vedere gente, sei gonfia di liquidi, vuoi solo rilassarti con la tua nuova famiglia, hai i capezzoli in fiamme, I punti che tirano e l’esigenza di farti dei bidet ripetuti e infine, grazie agli ormoni vorresti tagliare la mani a chiunque le allunghi per toccare il tuo piccolo. Oltre a questo ogni 20 minuti la tua creatura richiede di essere allattato…non facile. Suggerisco: Lezioni di Bon ton post parto…cosa non fare se una donna ha appena partorito.

La seconda settimana la gioia è presente in momenti di sonno veglia, sino a raggiungere attimi di felicità quando il piccolo dorme. I disagi fisici permangono ma ci si sgonfia facendo molta pipi e l’ago della bilancia scende. Come donna ci si sente un po’ più in forma ma…disordinata…i capelli perennemente legati, ci si lava velocemente il viso, la crema l’ho messa?… No, non piangere che adesso ti allatto…ma come? Hai già fame, ti ho staccato 20minuti fa? Gli amici si prenotano per le visite…e tu non hai il tempo nemmeno di sistemare la casa…per fortuna esiste la nonna materna che una mano sa come darla. Tutti gli altri invece si preoccupano della crescita del piccolo…ed è il toto frase da non dire ad una mamma che allatta o almeno ci sta provando:

-ma questo bimbo cresce?

-piange sempre! Non è che quello che gli dai non gli basta?

-non hai abbastanza latte!

-diamogli il biberon…e il ciuccio?

-forse ne hai pochino…

Queste frasi si protraggono anche nella terza settimana.

Alla quarta si spera nel raggiungimento di un equilibrio…e invece no!! Senti la stanchezza, le poche ore di sonno si fanno avanti prepotenti, hai bisogno di provvedere alla tua igiene e lavarti i capelli, ed ormai sei una scheggia nella doccia, può presentarsi un po’ di mastite o ingorghi di latte e si soffre in silenzio…il bucato si accumula sino a raggiungere vette da guinness dei primati…

Non è l’apocalisse, no!! È tutto nella norma ed è un grande insegnamento di vita e di grande pazienza…non devi dimostrare niente a nessuno e non ti devi curare delle opinioni altrui…tu sai cosa è meglio…

Come passa il tempo

Sono sul divano spiaggiata come solo una balenottera può esserlo in attesa che qualche contrazione si faccia sentire.

Siamo alla 38a settimana e qualche giorno, nonostante tutti questi mesi di preparazione alla genitorialità, non mi sento pronta! MrsempremenoBluemood mi dice “Che certo che siamo pronti”, per fortuna c’è lui!!!

Una gravidanza nella norma, salvo la nausea sino al quinto mese, gli incubi pulp che i film di Tarantino sono niente al confronto, e poi la rinascita nei tre mesi seguenti…ora il nono è difficile…i kg di ritenzione pesano e muoversi con disinvoltura è un lontano ricordo. I piedi e le mani si gonfiano già al mattino, il caldo estivo non ha aiutato, e la diuresi si contrae senza un perché.

Non apprezziamo adeguatamente le nostre madri e lo sforzo che ci vuole tra il pre e il post parto…fisicamente e psicologicamente è una rivoluzione!!

La gravida è adorata come una dea portatrice di fertilità universale, con eccezione di chi ti guarda come un cetaceo grasso e te lo dice pure…quando poi sfornerai la creatura frutto dell’ammmore…ognuno dirà la sua, non si fa così, ma perché cosà, non hai perso ancora i kg di troppo, tutti toccheranno il piccolo, usi la fascia?, io mai avuto problemi con l’allattamento, e i vaccini? niente commenti sui vaccini perché li faremo tutti…

Sembra un incubo…ma non mi è d’obbligo ascoltare tutti!

Quindi…chi volesse lavarmi, stirarmi, cucinarmi, pulirmi casa e farmi la spesa, magari aggiungendo parole dolci e di conforto, si faccia avanti! Siamo a metà di trasloco e sistemazione della nuova casa, quindi di lavoro ce n’è…

Durante la fila.

On Air – Total eclypse of the heart – 

Oggi è lo snow day, pochi gradi sotto lo zero, ma credetemi, si sentono tutti, e pochi cm di neve. Lo vedo che siamo provati dal freddo, noi che, seppur del nord, seppur avvezzi al gelo, avvezzi non lo siamo per davvero. Vedo i volti di persone che camminano tutte imbacuccate per le strade diventare rubicondi quasi da ustione e mi rendo conto che l’inverno non si è risparmiato e il famigerato “calore” che solo le gravide sentono, io non lo sento affatto. Ovvio non è un dramma!! Infatti dopo un confronto con una coppia di amici norvegesi…è inutile dire che Norvegia 1- Italia 0. Nel loro giardino hanno 1 metro di neve, -20°C, insomma…cosa ci lamentiamo?? Ci si comporta un po’ come gli inglesi che parlano sempre del weather o come gli anziani…italiani.

Ho qualcosa da dire su questa fascia di età. Tutto nasce da una mia riflessione fatta qualche giorno fa quando mi recai a Brescia per una visita. Innanzitutto il parcheggio di questa struttura era gratuito, alcuni parcheggi a pagamento, ma altri, molti altri, gratuiti. Questo è lodevole. Primo punto!

Secondo punto a favore: alle casse priorità per le donne gravide. Ho il mio pulsantino su 4 da toccare e voilà dopo pochi minuti è il mio turno. Questo non è sinonimo di struttura funzionante o all’avanguardia, sia chiaro, ma è un’attenzione all’utente non indifferente.

Comunque volevo dire due parole sulla fascia di età alla quale pago la pensione, perchè durante la mia visita a Brescia pensavo alle code, ai nonni e al rispetto.

Spesso durante le lacune temporali quando sei in fila e non puoi fare altro che percepire il fatto che quel tempo di attesa è come se non esistesse, mi rendo conto che osservo cosa fanno gli altri. Madre e figlia straniere che discutono metà in italiano (con chiaro accento delle valli della figlia) e metà in arabo, un signore che guarda malizioso la donna che si reca allo sportello che indossa pantaloni di pelle bordeaux e tacco 12 dello stesso colore, la mamma che è un po’ in imbarazzo perchè la propria bimba corre per tutta la sala d’attesa…e poi ci sono loro…

E’ appurato che durante le file per la prenotazione di qualsiasi cosa, in qualsiasi tipo di fila, loro, tendano a non rispettare la coda, che facciano finta di non capire dove finisce, ma vedono bene dove inizia, eh!! e che spaesati non capiscano quale tastino digitare per avere il numerino. Hanno alle spalle l’esperienza ed è così che sono diventati dei maestri in quello che fanno…e tu non riesci a dire niente perchè ti ricordano i tuoi nonni e poi sono sicuramente molto più acciaccati di te…quindi li fai passare, ma se lo si fa notare…ti guardano come se tu fossi il mostro di Firenze…e magari rispondono “ehh vabé oramai siamo qui”!!

Un altro episodio mi ha destato interesse sul loro comportamento coatto. Era il primo pomeriggio al centro prelievi, poca gente era presente, nessuna fila da fare. Mi reco davanti ad uno dei 3 (ben 3) monitor liberi per prendere il mio bigliettino, in quel momento mi suona il cellulare, tempo di rispondere e vacillo di fronte al monitor, ma intanto leggo quale tasto digitare…una coppia di gentili signori, mi urta senza pensiero e si accaparra il mio monitor…poco importa se altri 2 erano liberi, volevano proprio quello…e poi siccome il touch screen ha le sue insidie, ho anche aiutato la coppia a scegliere il loro biglietto…perchè sono stata una giovane marmotta.

Non aggiungo altro perchè non ho altre parole.

Buono snow day a tutti!

Brodino dei ravioli

On air – Petite fleur –

Mr Bluemood ed io siamo in attesa ormai da quasi 11 settimane.

Niente sembra essere cambiato salvo quello che scopri da sola ed è quello che le mamme omettono di dirti, a te, figlia, che un giorno dovrai passare dall’altra parte, la loro, e a me, non lo ha detto. Siamo tutte diverse, ti affidi a quello che le amiche, che ci sono passate prima di te, vogliono dirti, quindi…un giorno a settimana emesi continua, poi benessere, nessun problema, chi non ha sofferto di nulla.

Innanzitutto questi mesi sono trascorsi nelle mattinate narcolettiche, ma anche nei pomeriggi, e quando non possibile appisolarsi, gli sbadigli erano in media superiori alle centinaia. Da quasi due mesi la nausea mi accompagna dal risveglio al momento del sonno notturno. Il disturbo degli odori, i più disparati dall’odore della carne a quello del brodino dei ravioli di cui Mr Bluemood sembra essersi innamorato, al profumo al sandalo e patchouli che ho obbligato a comprare e che ora vorrei sparisse dal nostro armadietto del bagno. La mia nausea poi è accompagnata da continua sensazione di non aver digerito (chissà cosa poi?) e dall’ossessionante immagine di pizza, qualsiasi va bene…e poi arriva mamma a dirti “Figlia anche io soffrivo di nausee, e poi arriva l’acidità di stomaco…” E poi arriva la stipsi…ed ho detto tutto.

La cosa che mi ha destato l’attenzione è stata la mia insonnia notturna ed il mio continuare a pensare…uno dei primi film che mi sono fatta è quando da adolescente lei o lui mi chiederà di essere portato/a in qualche discoteca della provincia…e ad una certa io e mr bluemood saremo lì fuori ad aspettare e potremmo passare per due pedofili e/o spacciatori…e lì dentro cosa succede?…ben 15 anni fa mio padre mi portava alle 21.30 e alle 24 era fuori che mi aspettava e se non venivo fuori da sola, veniva a prendermi lui dopo avermi chiamata per ben 25 volte al cellulare. Che figlia!! Poi ho creato una nuova trama alias metto al mondo un mostro, un bullo/a che picchia tutti, che incute timore e che va allo stadio in curva con i tifosi che pensano che la Terra sia piatta, che l’olocausto non sia mai esistito, che fanno il saluto fascista e che possiedono, ma forse non leggono, Mein Kampf. Un film horror, un incubo!!

Ecco tutte queste mie fantasie malate non sono state riportate al mio consorte, in quanto lui preciso e molto deciso ha già addocchiato un asilo nido di orientamento montessoriano proprio vicino a dove ci trasferiremo…e ha pure visto le elementari…

Io che ho sempre pensato alle scuole pubbliche e non a quelle private in cui, mi viene confermato da chi ci insegna, i giovani si bullizzano e si sentono autorizzati a dire e fare perchè abbiamo la grana che ci avanza da ogni poro…no! Dico no!

Ma perchè la società è così esagerata?

La cosa che vorremmo per il piccolo/a è che sia felice, indipendentemente da tutto, cosa non banale.

Nascerà in settembre…mi immagino già con le gambe gonfie, una pancia da donna che dovrà mettere alla luce almeno 3 bimbi, no, non credo che il seno aumenterà, unico sogno e auspicio, mi sentirò in colpa per ogni cibo inserito nelle mie fauci e per ogni Kg di troppo rispetto al normale, e invidierò chi ha mantenuto una linea invidiabile anche in gravidanza. Fare passeggiate aiuta…certo…poi hai il fiato corto e la tachicardia…cose strane fa la natura. Poi pensi che tutte ci sono passate Cristina Aguilera era rimasta bella rotonda anche dopo il parto, poi pensi a Beyoncé che è bella sempre per poi sentirti dire dalla voce suadente di Mr Bluemood che anche Irina Shaick era ingrassata (ma anche con la pancia era perfetta)…e comunque dopo 3 mesi era più in forma di prima…

I pensieri sono tanti…credo che siano gli ormoni a farla da padrona in questa situazione…voglio vederla così.

Ma un po’ di azzi vostri, no?

La storia infinita!!!

Dev’essere una questione di aria, cioè l’aria che si respira è costituita, oltre che da polveri sottili, da qualche sostanza che a contatto con il cervello va ad innescare delle aree della corteccia, quella più profonda, che dà ad alcuni la libertà, la vocazione, il diritto, di esprimere opinioni o giudizi in merito agli azzi miei indipendentemente dall’aver chiesto o no pareri.

Questo è il mio dilemma di oggi. Mi sono interrogata più e più volte sull’argomento. Diciamo pure che la gente, generalizzo, è portata alla ricerca dell’edonismo, e questa ricerca è dunque personale, se io trovo l’acme edonistico nel cioccolato in ogni suo stato, in una giornata di sole in cui sono di riposo, nella compagnia di un amico, esiste anche persona dotata di medio/alto intelletto che trova, evidentemente, piacere nel ficcare il naso nelle scelte altrui, sparpagliando deiezioni e arricchendo di dettagli fantasiosi i pettegolezzi sui suddetti azzi degli altri.

PERCHÉ?

Ho cercato sul web letteratura inerente. A parte numerosi forum in cui chi chiede spiegazioni passa dalla parte della “vittima”, ruolo che non mi va di interpretare, ho trovato un sito spassoso…geniale!

http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Gente_che_non_si_fa_mai_i_cazzi_suoi

Quindi ho preso spunto da uno scrittore gesuita spagnolo del XVII secolo un certo Baltasar Gracian…uno saggio che scrive questo:

Prevenire le voci maligne. Il volgo ha mille teste, e perciò possiede migliaia d’occhi per la malizia e mille lingue per il discredito. Avviene talora che corra tra la gente una voce maligna che reca disdoro al credito più grande, e se mai giunge a diventare sentenza comune, distruggerà del tutto la reputazione. In generale le si offre un punto d’appoggio con una marchiana scortesia o con ridicoli difetti che danno plausibile materia alle sue maldicenze; vi sono però pettegolezzi che passano dall’emulazione di pochi alla malizia di molti, sì che le bocche malevole divengono numerose e rovinano un’altissima fama più velocemente con un motto di spirito che con un aperto attacco. È assai facile farsi cattiva fama, perché il male è sempre credibile e si fatica molto a cancellarlo. Cerchi perciò l’uomo saggio di non esporsi a siffatti affronti, contrastando con la sua prudenza l’insolenza , volgare, perché è più facile prevenire che rimediare.
Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647

Ragazzi questa è storia…e con questo è tutto!!!

Appena appena…

Ho deciso di rompere il silenzio.

Non ho abbandonato questo mio spazio, l’avevo solo sepolto tra la polvere, ed ora che ho fatto pulizia, posso dare libero sfogo ai miei pensieri.

Andando per ordine, Mr bluemood ed io abbiamo deciso di compiere il grande passo, quello di convolare a nozze, finalmente, siamo felici e lui non è poi più così blue, anzi ha un bel colorino!!

Ma quello che oggi voglio esprimere è la mia delusione sul mondo femminile. Mai avrei pensato di dover dire una cosa come questa, mai in vita mia avrei creduto di poter perdere fiducia nelle mie simili. Sia ben chiaro ho riflettuto a lungo, per un anno intero su questa tematica, e appena appena si riacquista fiducia, un qualsiasi cosa mi disillude!

Esistono tipologie di donne molto diverse, io non voglio fare un trattato, ma analizzo i rapporti che si creano nell’ambiente lavorativo soprattutto quello a prevalenza femminile. Cosa succede, dunque in questi contesti?

Si hanno diverse categorie:

La full time indaffarata tra lavoro e famiglia e tutto il mondo che sta fuori, a lavoro trova sfogo dalla famiglia, tendenzialmente si fa i fatti suoi e non disprezza il lavoro.

La full time fashion victim divertente e stravagante, quando la si ascolta alle volte si trattengono le risate, altre volte vorresti sotterrarti…tendenzialmente si fa i fatti di tutti.

La full time single è alla ricerca di qualcuno che la possa amare o non cerca nessuno. Spiritosa o taciturna.

La full time single acida, qui saliamo di categoria, si tratta di una donna moooolto arrabbiata con il genere maschile e, la maggior parte delle volte ha ragione di esserlo, non vuole avere più niente a che fare con l’altro sesso, vede di cattivo occhio tutte le colleghe accoppiate, pensa che tutte le relazioni siano tristi e che la donna in coppia sia o sottomessa o tiranna. Vorrebbe avere un uomo, ma dice di aver raggiunto un proprio equilibrio.

La full time “sfigata” alias colei che viene a lavoro per lavorare, prova piacere a scambiare chiacchiere e confidenze con i propri colleghi e cerca di rimanere sul vago sulla propria vita privata. Tendenzialmente non cerca il pettegolezzo ed è l’ultima a sapere le novità.

La part time si divide in: colei che nonostante abbia meno ore da lavorare sa più di te che sei full time, tendenzialmente è informata da delle colleghe sulle chiacchiere. E poi c’è la part time che si lamenta perchè è stanca e tu che sei full time vorresti farle violenza e poi quelle part time che quando vengono a lavoro sono in vacanza…rilassate senza occhiaie e tranquille.

Queste descrizioni non sono per screditare il genere femminile, ma per aiutare a capire e riflettere la multi-sfaccettatura e la complessità dei rapporti interpersonali lavorativi tra donna e donna. Mi spiego meglio.

Molto spesso mi sale il sangue alla testa quando sento parlare di solidarietà femminile, o di come sono forti le donne, superano tutto, sono più mature ecc…è tutto vero, ma alcune donne, mettono in discussione tutte le caratteristiche positive che ci contraddistinguono.

Questo discreto gruppo, di iene ridens travestito da agnellini innocenti e teneri, è sempre pronto a provare pura gioia se una collega è in difficoltà. Scrutano con i loro occhietti vispi i movimenti di chi non è degno di appartenere al branco, con avida fame di cogliere la povera in errore durante il lavoro…eh se per disgrazia questa è appena appena più in gamba professionalmente di loro, se questa appena appena ha una vita fuori dal lavoro e la vive con felicità, se questa appena appena non coglie il marcio in ogni persona che si incontra, se questa appena appena è più carina di loro…allora sei fottuta…si va a toccare la vita personale e quindi si dà il via al toto-pettegolezzo rigorosamente fatto alle spalle della sfortunata, ma essendo l’ambiente fatto di donne, prima o poi, più prima che poi, le cose saltano fuori…quindi cosa fare?

Non ho una risposta, le iene ci sono sempre state e sempre ci saranno, oggi sono io il loro bersaglio, domani toccherà a qualcun’altra…basta che se ne parli…ed è gia un successo!

Mi sorprendo a giustificare i commenti di questo discreto branco perchè cerco di collocarle nella vita reale, fuori dall’ufficio o dal negozio o dal reparto…cercano di fare gruppo e di trovare il marcio per sentire meno il peso della propria esistenza?

Non ho una risposta. Mi ritengo fortunata ad avere una mia testa con cui pensare e non dover per forza voler cercare di far gruppo alle spalle delle altre. Le parole feriscono, gli sguardi fanno male. Ed io non sono nessuno per giudicare.

Sono stata educata a cercare il bello nelle persone, a sentirmi ricca nel condividere con altri momenti e spazi.

E’ come un viaggio, incontri gente che diventa tuo compagno di lavoro, cogli la bellezza della possibilità di crescita, uno scambio…ma Alice nel paese delle meraviglie ormai ha 32 anni, ha capito, finalmente, dopo 9 anni di lavoro, che selezionerà i compagni di viaggio, non si lascerà ferire più così facilmente da chi la chiama amica e appena lascia l’ufficio sa che sarà criticata per la calza smagliata…

Quindi non voglio banalizzare questo disagio dicendo…ahhh l’invidia…no…secondo me esiste altro e per ora non ho voglia di capirlo…questo altro.

La mia risposta è il sorriso…e sì credo ancora nella bellezza dell’animo umano.

 

Fare

Vincere l’ansia facendo di meno

Mi sono imbattuta in questo articolo de l’Internazionale…

Ogni volta che qualcuno dice che “al mondo esistono due tipi di persone” – gli estroversi e gli introversi, i realisti e gli idealisti, gli ottimisti e i pessimisti – state sicuri che sta semplificando. Tuttavia, una distinzione utile esiste: nei nostri rapporti con gli altri quasi sicuramente siamo iperattivi o ipoattivi. Davanti a un problema, possiamo decidere di prendere in mano la situazione, attaccare la lista delle cose da fare e offrire consigli che riteniamo utili, oppure ci facciamo da parte, chiediamo aiuto, speriamo che sia qualcun altro ad assumersi la responsabilità e ci chiamiamo fuori.

Detta così, sembra che gli iperattivi siano persone concrete e vincenti (anche se leggermente fastidiose), mentre gli ipoattivi siano solo parassiti. Ma la verità è molto più complicata, e anche più interessante.

Il rapporto si fossilizza e ognuno accusa l’altro di essere troppo pigro o troppo brontolone

Il problema, secondo Murray Bowen, lo psicologo che ha proposto questa distinzione, è che in un rapporto questi due tipi di persone finiscono per entrare in un circolo vizioso in cui si rinforzano a vicenda.

Il primo si assume più responsabilità di quante dovrebbe, per esempio nei lavori di casa, nei rapporti con i figli, nel prendere decisioni economiche, perché altrimenti nessuno lo farebbe. Ma questo non fa che rinforzare la dipendenza dell’altro, che veramente non fa più nulla e costringe l’iperattivo a svolgere sempre più compiti. Il rapporto si fossilizza, e ognuno accusa l’altro di essere troppo pigro o troppo brontolone.

Una volta capito il meccanismo, se ne possono vedere esempi ovunque: non solo tra le coppie sposate, ma anche tra gli adolescenti, che diventano più passivi quando i loro genitori insistono perché prendano iniziative, o tra i capi che più si immischiano nel lavoro dei loro sottoposti più sono costretti a farlo perché questi non si assumono nessuna responsabilità.

Chi assume il controllo lo fa per controllare la propria ansia

Se state leggendo questo articolo, e se vi interessa questo genere di problemi, è probabile che siate tipi iperattivi come me (diciamo la verità, dare consigli agli altri su come dovrebbero comportarsi in fondo è un modo patologico per voler avere tutto sotto controllo). La questione più spinosa è che l’iperattivismo non è quasi mai considerato un problema. Sia gli iperattivi sia gli ipoattivi tendono a pensare che l’iperattivo sia una persona pragmatica e concreta, mentre l’ipoattivo è un “bambino difficile”, il partner debole in una coppia, o un dipendente poco motivato.

Ma in realtà, chi assume il controllo lo fa per placare la propria ansia, e chi accetta di essere controllato lo fa per lo stesso motivo. “Gli iperattivi”, dice Brené Brown, “preferiscono fare che soffrire”.

Rompere questo schema non è facile, perché gli iperattivi dovrebbero tirarsi indietro e fare di meno, il che significa permettere che qualcosa possa andare storto e sopportare l’ansia che ne deriva (Harriet Lerner, che ha reso famosa questa dicotomia nel suo libro La danza della rabbia, lo chiama “restare in attesa”, non assumersi le responsabilità dell’altro né cedere all’emotività).

E all’inizio non aspettatevi che il partner passivo sia contento, perché anche essere spinti ad assumersi maggiori responsabilità provoca ansia. Ma è l’unico modo per uscire dal circolo vizioso. Per citare la psicologa Carin Rubenstein, gli iperattivi hanno bisogno di un nuovo motto: “Fate meno di quello che potete!”.

Ritorno all’adolescenza

Chi diceva, o meglio cantava, che noi donne siamo dolcemente complicate?

Sì, complicate nella nostra semplicità.

Eppure alle volte siamo semplici per davvero!!!

Mettiamo i puntini al posto giusto e l’unico impegno richiesto, a coloro o colui che ci stanno accanto, è quello di collegare tra loro i vari punti in modo da ottenere una bella immagine esplicativa…più chiare di così? Ovviamente non discuto sulla scelta di avere accanto un essere complicato e soprattutto iperpensante che i puntini non li completa, ma che ti pone dei rebus da risolvere!!

Però ci stressiamo. Ebbene sì, ci stressiamo. Il nostro stress, in realtà, non è nient’altro che una definizione, forse negativa, al nostro voler vivere intensamente quello che la vita ci propone…ma non solo relativo alla nostra di vita, anche a quello che riguarda la vita degli altri che ci sono più o meno vicini: i componenti della famiglia di sangue, i partner, gli amici, i parenti, i colleghi, i vicini di casa, i parenti degli amici, i figli degli amici dei colleghi…ecc

Sono a casa dal lavoro e mi stresso. E chi non lo è, mi verrebbe da dire? Forse chi pratica la meditazione o chi ha semplicemente imparato a lasciare andare…? Work in progress!!

Tutto questo nasce dal fatto che mi sveglio al mattino presto…tipo alle 5, che le mie notti non sono più riposanti come un tempo, che un familiare si fa prendere da angina, che lo stesso familiare, scoagulato, questa volta in moto, debba imbattersi con una macchia d’olio sull’asfalto e che certamente avere delle aspettative nei riguardi del proprio compagno non è di aiuto.

Insomma oggi ho eseguito un trattamento di pulizia del viso associato ad un approccio olistico, suggeritomi da un’amica…perchè lo stress mi causa inestetismi simil adolescenziali. Quindi, olisticamente parlando, riconfermata la triade della mia esistenza: stress, difficoltà a verbalizzare quello che penso, diaframma bloccato. Quando finalmente riuscirò ad esprimermi sarò libera!!

Adolescenza a parte, e tariffa del trattamento a parte…siamo sempre qui!

Non credo di essere l’unica a far fatica ad esprimere il proprio pensiero! Se dovessi tirare fuori tutto quello che penso ogni qual volta fosse necessario, credo che sarei costretta a vivere da stilita, su di una colonna, ferma immobile a meditare. Il mio problema è che non ho i modi e non so far ragionare chi a priori pensa di aver ragione e mai cambierà idea.

E in amore, si è in continua evoluzione, a volte si torna indietro, altre si resta in attesa…e le aspettative si scontrano, e cambiano, e restano in stand by, si ricerca un equilibrio, si cresce e poi mi dico che è bello stare a casa insieme la sera..e che è bellissimo ridere!!

Cosa posso aggiungere, speriamo che il trattamento olistico faccia il suo corso!!

Leggendo

“Ce ne sono milioni meglio di lui!
E con questo? Ce ne sono milioni anche meglio di me. Comunque io non conosco quelli meglio di lui e non posso consumar la mia vita ad aspettar di conoscerli. E poi se dovessimo cercare la perfezione in un uomo, si amerebbero i santi. I santi son morti e io non vado a letto col calendario”

Ho letto che nelle relazioni d’amore regna sovrana l’insicurezza e che metaforicamente ci si ritrova a navigare una zattera, quella dell’insicurezza, senza avere nozioni di marina. Più si è insicuri più l’altro si allontana. Più si è insicuri più si diventa irrazionali. E come una reazione a catena si sbaglia con il rischio di perdere.
La sicurezza, la salvezza, la cura, non le si trova nell’altro.

L’amore deve accettare, sopportare un elevato grado di ansia e  senso di incertezza, se alla passione non seguono un impegno  morale e un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’altro. L’incertezza e l’angoscia che ne 
derivano sono oggi accentuate dalla tendenza consumistica a non farsicarico di alcun obbligo, di alcuna promessa che leghi per sempre. Nessuno vuole pagare il prezzo della sicurezza con la perdita della libertà di sfruttare altre opportunità future, quando si  presenteranno. Così tutti i rapporti rimangono per lo più in bilico e sempre più brevi, esitanti, indeboliti da una contraddizione fatale. 
Avere figli oggi è una decisione carica di tensione, estremamente  difficile perché gravida di penose
conseguenze, perché può precludere  possibilità di carriera, imporre di assumere un impegno irrevocabile  per un tempo indeterminato, cioè praticamente per sempre: tutte  condizioni in contrasto, osserva Bauman, con la tendenza generale dellavita  liquido-moderna, che esclude di assumere impegni.

La Calura

Vacanze ancora lontane. Sembra comunque piacevole passare agosto a lavoro, per lo meno c’è l’aria condizionata. A casa vedo il mio gatto che si spalma contro il pavimento in cerca di frescura, lo capisco!! Tapparelle rigorosamente abbassate e ventilatore in funzione per molte ore della notte. Una mia collega mi ha detto che nel 2030 ci sarà una glaciazione…rimpiangeremo questa estate!!

Sognavo, qualche notte fa. Ero in viaggio in treno, da Milano verso il sud. Un viaggio infinito e caldo, tant’è che anche in sogno sudavo e decidevo, ad un certo punto, di indossare abiti più leggeri. Tutto d’un tratto mi ritrovo in Messico per festeggiare l’addio al nubilato di Paola. Eravamo in tre in capitale, alte temperature anche lì, ecco spiegato il caldone ed il mio sciogliermi.

Mi sveglio, 3.36 del mattino, mr bluemood dorme, io sono madida…vorrei docciarmi, ma decido di bere…quello che entra poi esce ed il caldo aumenta. mi rigiro nel letto, anche dal materasso fuoriesce calore, il cuscino è una brace…ma quando l’ho comprato, gli svizzeri, mi avevano assicurato che sarebbe stato un materasso fresco in estate e caldo in inverno…maaaa solo il ventilatore mi può capire!!

Mi sovvengono i pensieri più strani: potrei dormire in ospedale…c’è l’aria fresca…anche con un lenzuolino dormirei bene; oppure potrei dormire sul terrazzo avvolta da una zanzariera; o ancora potrei trasferirmi dai parents, loro hanno una stanza che potrebbe ospitare me e bluemood e l’aria condizionata sarebbe lì…felice e pronta ad aspettarci, solo per noi; o. perchè no, inventare il raffreddino da letto…un po’ come nel film “l’albero degli zoccoli”, che scaldavano il letto col carbone nei mesi freddi, io metterei il ghiaccio…

Poi, fortunatamente il mio delirio lascia spazio al sonno, che ha la meglio e torno a dormire e, sudare, sino al suono della sveglia.